Piccola guida allo sci alpinismo, per praticarlo in massima sicurezza L'esperienza di ski alp è sempre bellissima, ma bisogna affidarsi a mani esperte e avere l'attrezzatura giusta
L'esperienza dello scialpinismo è totalizzante, lontano dalla folla degli impianti di risalita godendosi il silenzio e la natura. Una volta provato, si dice, nulla sarà come prima. Non si tratta di rinnegare il proprio passato da pistard, ci manca, ma lo scialpinismo ti dà qualcosa in più: insegna che senza fatica non c'è soddisfazione. Prima c'è la salita, con le sue durezze e le sue emozioni; poi la discesa in freeride su pendii immacolati. Un premio finale, o qualcosa di molto simile.
Abbiamo accettato l'invito di Homeland Montespluga-Madesimo, realtà nata per avvicinare le persone allo skialp e offrire servizi e momenti di formazione a coloro che già conoscono queste disciplina. Il loro headquarter sta a Montespluga (frazione di Madesimo, provincia di Sondrio, a poco più di 2 ore da Milano), un villaggio alpino a 1900 metri disabitato in inverno, che è l'avamposto dell’omonima area alpina a due passi dal confine svizzero.
I due container disposti sulla strada per il passo, casa di Homeland, non passano inosservati. Dentro la struttura - con tanto di area per i briefing di sicurezza - c'è tutto quello che serve per conoscere lo scialpinismo. Si possono noleggiare l'attrezzatura e prenotare le escursioni con Guide Alpine di difficoltà diverse, dalla first experience alla clinic ski alp ripido. Qui si tengono anche i corsi sulla sicurezza, per acquisire padronanza e autonomia in caso di autosoccorso in valanga. I più temerari, infine, possono decidere di pernottare in tenda sulla neve con allestimento del campo.
«Lo scialpinismo è la pratica che ti da la libertà in montagna di uscire dallo standard. E non è vincolante a nessun livello, ognuno può trovare i suoi spazi: si può salire tanto, o poco, ma l'emozione che ti da è la stessa: l'esplorare e giocare in spazi incontaminati», ci spiega la nostra Guida Alpina Nicola Ciapponi, che ci ha accompagnato in questa esperienza.
L’attrezzatura da skialp
Per praticare lo skialp è necessaria la giusta attrezzatura, in grado di garantire sicurezza, comfort e prestazioni. Sci idonei alla pratica, più leggeri e larghi di quelli da pista per facilitare la salita e galleggiare nella neve fresca in discesa, attacchi specifici in grado di permettere il movimento del tallone in salita ed essere bloccati in discesa e poi gli scarponi specifici, generalmente più piccoli e leggeri, bastoncini robusti e ovviamente le pelli di foca che si tolgono in discesa. Si tratta di due strisce di tessuto sintetico (solo in passato erano di pelle di foca vera), che si attaccano e staccano dagli sci o alla tavola attraverso una membrana adesiva. Questo strato permette di rimanere attaccati alla neve in salita e di “camminare” con lo sci, facendolo scorrere. C'è anche l'opzione per gli snowborder: la splitboard, la tavola concepita per la salita.
Per le prime uscite il consiglio è quello di affidarsi a un noleggio, per provare l’attrezzatura e trovare quella più indicata. Naturalmente serve uno zaino dove riporre l’attrezzatura con eventuali ramponi (se si scelgono di percorrere tratti difficili, ripidi e ghiacciati). Consigliatissimo anche il casco. Per l’abbigliamento meglio vestirsi a strati, con un guscio tecnico, per permettere la traspirazione nella fase di salita ed essere ben protetti nella fase di discesa. E poi il kit di sicurezza composto da A.R.V.A. (Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga), pala e sonda, obbligatorio per lo scialpinismo “in ambiente”.
Cosa serve e come funziona l'ARVA
Prima di ogni esperienza in ambiente, per chi è alle prime armi, è indispensabile conoscere e saper usare la “sacra triade” della sicurezza fuori pista: ARVA, pala e sonda. Attrezzi che è fondamentale non solo indossare, ma anche sapere utilizzare. «Molte persone pensano che avere gli attrezzi sia sufficiente. Niente di più sbagliato: saperli utilizzare è fondamentale. Ma anche se si conosce il funzionamento, perché abbiamo già fatto un corso in passato, è bene rinfrescarsi la memoria ogni tanto, facendo delle simulazioni periodiche, in modo da acquisire gli automatismi che in una situazione di emergenza sono fondamentali per rimanere lucidi», ci spiega Nicola, che prima di pellare ci fa fare una simulazione di primo soccorso seppellendo una sacca imbottita su un pendio, la nostra “vittima sacrificale” da trovare prima del fatidico tempo limite. Si, perché per avere una buona possibilità di estrarre ancora vivo un sepolto da valanga bisogna fare in fretta: il limite statistico per la sopravvivenza sotto una valanga è di appena 15-18 minuti. «Non sono tanti, ma possono essere sufficienti per salvare una vita umana. Naturalmente, prima di fare la ricerca, la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi», ci spiega ancora Nicola, sottolineando l'importanza di chiedere aiuto con tempismo.
L'ARVA è sostanzialmente una ricetrasmittente a corto raggio che una vota indossata, può essere attivata sia in modalità trasmissione sia in ricezione: quest'ultima è la modalità che i soccorritori attivano per poter individuare ancora in vita una o più persone travolte da valanga. Il segnale è più intenso mano a mano che ci si avvicina allo strumento che ci dice a quanti metri siamo dall'obiettivo. Una volta localizzato il corpo sepolto, è il turno della sonda, un bastone telescopico che infilato nella neve serve per individuare il corpo con esattezza e anche di capire a che profondità è. A quel punto si inizia a scavare incrociando le dita. Almeno la nostra sacca è salva.
Gli itinerari di Skialp a Montespluga
In questo angolo incastonato tra le alpi Lepontine sono tanti gli itinerari che si possono percorrere, anche con l'ausilio di una guida. Le opportunità variano a seconda del grado di difficoltà che si intende affrontare, con dislivelli che vanno dai 1000 ai 1500 metri. Tra le vette più belle raggiungibili con le pelli c'è il Pizzo Tambò (3096 m) con partenza dal Passo dello Spluga (2110 m). Poco distante, il Pizzo Ferrè (3103 m) è un’altra opzione interessante, che prevede la partenza dal villaggio di Montespluga fino al bivacco Cecchini, coprendo l’intera Val Loga. Più lunga – circa 5 ore – è invece l’escursione alla Cima Bardan a 2962 metri. Si parte dal nucleo di Isola a 1260 metri e si percorre tutta la Val Febbraro fino a raggiungere la cresta. Se avete dubbi chiedete pure alle guide di Homeland, che periodicamente organizza open days per avvicinare curiosi e neofiti alla pratica dello scialpinismo.
Abbiamo accettato l'invito di Homeland Montespluga-Madesimo, realtà nata per avvicinare le persone allo skialp e offrire servizi e momenti di formazione a coloro che già conoscono queste disciplina. Il loro headquarter sta a Montespluga (frazione di Madesimo, provincia di Sondrio, a poco più di 2 ore da Milano), un villaggio alpino a 1900 metri disabitato in inverno, che è l'avamposto dell’omonima area alpina a due passi dal confine svizzero.
I due container disposti sulla strada per il passo, casa di Homeland, non passano inosservati. Dentro la struttura - con tanto di area per i briefing di sicurezza - c'è tutto quello che serve per conoscere lo scialpinismo. Si possono noleggiare l'attrezzatura e prenotare le escursioni con Guide Alpine di difficoltà diverse, dalla first experience alla clinic ski alp ripido. Qui si tengono anche i corsi sulla sicurezza, per acquisire padronanza e autonomia in caso di autosoccorso in valanga. I più temerari, infine, possono decidere di pernottare in tenda sulla neve con allestimento del campo.
«Lo scialpinismo è la pratica che ti da la libertà in montagna di uscire dallo standard. E non è vincolante a nessun livello, ognuno può trovare i suoi spazi: si può salire tanto, o poco, ma l'emozione che ti da è la stessa: l'esplorare e giocare in spazi incontaminati», ci spiega la nostra Guida Alpina Nicola Ciapponi, che ci ha accompagnato in questa esperienza.
L’attrezzatura da skialp
Per praticare lo skialp è necessaria la giusta attrezzatura, in grado di garantire sicurezza, comfort e prestazioni. Sci idonei alla pratica, più leggeri e larghi di quelli da pista per facilitare la salita e galleggiare nella neve fresca in discesa, attacchi specifici in grado di permettere il movimento del tallone in salita ed essere bloccati in discesa e poi gli scarponi specifici, generalmente più piccoli e leggeri, bastoncini robusti e ovviamente le pelli di foca che si tolgono in discesa. Si tratta di due strisce di tessuto sintetico (solo in passato erano di pelle di foca vera), che si attaccano e staccano dagli sci o alla tavola attraverso una membrana adesiva. Questo strato permette di rimanere attaccati alla neve in salita e di “camminare” con lo sci, facendolo scorrere. C'è anche l'opzione per gli snowborder: la splitboard, la tavola concepita per la salita.
Per le prime uscite il consiglio è quello di affidarsi a un noleggio, per provare l’attrezzatura e trovare quella più indicata. Naturalmente serve uno zaino dove riporre l’attrezzatura con eventuali ramponi (se si scelgono di percorrere tratti difficili, ripidi e ghiacciati). Consigliatissimo anche il casco. Per l’abbigliamento meglio vestirsi a strati, con un guscio tecnico, per permettere la traspirazione nella fase di salita ed essere ben protetti nella fase di discesa. E poi il kit di sicurezza composto da A.R.V.A. (Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga), pala e sonda, obbligatorio per lo scialpinismo “in ambiente”.
Cosa serve e come funziona l'ARVA
Prima di ogni esperienza in ambiente, per chi è alle prime armi, è indispensabile conoscere e saper usare la “sacra triade” della sicurezza fuori pista: ARVA, pala e sonda. Attrezzi che è fondamentale non solo indossare, ma anche sapere utilizzare. «Molte persone pensano che avere gli attrezzi sia sufficiente. Niente di più sbagliato: saperli utilizzare è fondamentale. Ma anche se si conosce il funzionamento, perché abbiamo già fatto un corso in passato, è bene rinfrescarsi la memoria ogni tanto, facendo delle simulazioni periodiche, in modo da acquisire gli automatismi che in una situazione di emergenza sono fondamentali per rimanere lucidi», ci spiega Nicola, che prima di pellare ci fa fare una simulazione di primo soccorso seppellendo una sacca imbottita su un pendio, la nostra “vittima sacrificale” da trovare prima del fatidico tempo limite. Si, perché per avere una buona possibilità di estrarre ancora vivo un sepolto da valanga bisogna fare in fretta: il limite statistico per la sopravvivenza sotto una valanga è di appena 15-18 minuti. «Non sono tanti, ma possono essere sufficienti per salvare una vita umana. Naturalmente, prima di fare la ricerca, la prima cosa da fare è chiamare i soccorsi», ci spiega ancora Nicola, sottolineando l'importanza di chiedere aiuto con tempismo.
L'ARVA è sostanzialmente una ricetrasmittente a corto raggio che una vota indossata, può essere attivata sia in modalità trasmissione sia in ricezione: quest'ultima è la modalità che i soccorritori attivano per poter individuare ancora in vita una o più persone travolte da valanga. Il segnale è più intenso mano a mano che ci si avvicina allo strumento che ci dice a quanti metri siamo dall'obiettivo. Una volta localizzato il corpo sepolto, è il turno della sonda, un bastone telescopico che infilato nella neve serve per individuare il corpo con esattezza e anche di capire a che profondità è. A quel punto si inizia a scavare incrociando le dita. Almeno la nostra sacca è salva.
Gli itinerari di Skialp a Montespluga
In questo angolo incastonato tra le alpi Lepontine sono tanti gli itinerari che si possono percorrere, anche con l'ausilio di una guida. Le opportunità variano a seconda del grado di difficoltà che si intende affrontare, con dislivelli che vanno dai 1000 ai 1500 metri. Tra le vette più belle raggiungibili con le pelli c'è il Pizzo Tambò (3096 m) con partenza dal Passo dello Spluga (2110 m). Poco distante, il Pizzo Ferrè (3103 m) è un’altra opzione interessante, che prevede la partenza dal villaggio di Montespluga fino al bivacco Cecchini, coprendo l’intera Val Loga. Più lunga – circa 5 ore – è invece l’escursione alla Cima Bardan a 2962 metri. Si parte dal nucleo di Isola a 1260 metri e si percorre tutta la Val Febbraro fino a raggiungere la cresta. Se avete dubbi chiedete pure alle guide di Homeland, che periodicamente organizza open days per avvicinare curiosi e neofiti alla pratica dello scialpinismo.